Prof. Maria Pia Alberzoni, Università Cattolica, Milano;
Prof. Dr. Jochen Johrendt, Wuppertal
In questi tempi di Covid molti hanno sofferto per il fatto di dover rimanere "rinchiusi" fra le mura domestiche. Sappiamo, anche da esperienze passate, quanto sia importante muoversi in pubblico. Anche nella "società del consenso" che caratterizza il mondo medievale la visibilità e la dimensione performativa furono considerate eccezionalmente rilevanti. Senza una comunità che potesse assistere all'atto, questo stesso correva il rischio di essere considerato come "non accaduto". La segretezza è quindi stata percepita con disagio nella collettività, e la storiografia si è concentrata a lungo proprio sugli elementi relativi al "pubblico".
Tuttavia, la consapevole esclusione dall'ambito pubblico non era affatto sconosciuta al Medioevo. Anche in questa epoca si crearono situazioni nelle quali l'esclusione era espressamente ricercata.
Scopo di questi incontri è, appunto, gettare uno sguardo al di là di queste porte deliberatamente chiuse, presso le quali avvenivano spesso consultazioni e accordi, che rendevano possibile, in un secondo momento, la grande messa in scena, questa sì, in pubblico.